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Pagina:Matilde Serao Il ventre di Napoli, 1906.djvu/100

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82 Il ventre di Napoli

Una giovane cucitrice era stata a Gesù e Maria, l’ospedale, con una polmonite; poi si era guarita , e pallida, esaurita, sfinita, era venuta via. Pure l’ospedale, per assisterla ancora in vista di una tisi probabile, le concedeva, ogni mattina, quattro dita di olio di fegato di merluzzo, che ella doveva andare a prendere, lassù. Ella capitava ogni mattina, col suo bicchiere, sino a che fu rimessa completamente in salute: e allora le dissero che non le avrebbero più data la medicina. Ella si confuse, impallidì, pianse, pregò la monaca che per carità, non gli sospendesse quell’olio — e infine fu saputo che di quell’olio, ella si privava per darlo in elemosina a una povera donna — la quale, per miseria, superato il naturale disgusto, lo adoperava a condire il pane o a friggerci un soldo di peperoni.

E ancora un altro fatto mi rammento. Un giorno , al larghetto Consiglio, una donna incinta,