Pagina:Matilde Serao La moglie di un grand'uomo, 1919.djvu/156

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gurio miserabile e vedere la figliuola che arrossisce di piacere nel dare l’elemosina, mentre il poverello la guarda con occhi pieni di lagrime mormorando: Benedetta questa bionda fanciulla! E nel cuore della madre un’eco risponde: Benedetta questa figlia che è la pace de’ miei giorni!

Ora Silvia comprendeva tutto tutto; una grande tendina era stata lacerata davanti ai suoi occhi, la rivelazione del mondo l’aveva colpita, il suo intelletto era stato invaso dalla scienza della vita. A lei venne il soffio allegro e sano della gioventù con le emozioni freschissime, le trepidanze, i rossori, le gaie speranze, gli entusiasmi, la fede inconcussa nel suo avvenire di donna. Poi lo slancio irresistibile nella passione, la lotta coi sentimenti, coi doveri, la parte della coscienza, l’urto perenne dell’anima coi sensi, l’alto ideale della virtù e le basse realtà dell’esistenza; tutta questa eterna battaglia di ogni cuore donnesco, fu la sua battaglia, donde usciva vincitrice. Le parve di aver provato tutti i piaceri della ricchezza, del lusso, della vanità, dell’orgoglio, dell’ambizione femminea; le parve aver amato tanto, aver amato bene, amato lungamente, di essere stata tanto riamata; e che di quel passato d’amore le fosse rimasta una cara