Pagina:Matilde Serao La moglie di un grand'uomo, 1919.djvu/219

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dualismo 211


partiva anche lui; perchè già non avrebbe più avuto con chi discorrersela. Al teatro, Ernesto si tratteneva molto più del dovere nel palchetto, poichè è assai comune fare una breve visita alle signore: se qualche misero mortale, sotto la forma di un giovanotto bruno, in marsina, petto di camicia tirato a scagliola e relativo gibus, si presentava alla contessa Flavia; se questo infelice sì, ma sciagurato giovanotto, osava avventurare i soliti complimenti, un risolino impertinente sfiorava le labbra del marchese e una risposta tagliente veniva fuori da quelle rosee della contessa: il risultato era la fuga precipitosa del giovanotto. Correva voce che il marchese Ernesto avesse corteggiato assiduamente la duchessina Cesira Galbiati, una bellissima giovane, alta, dalle forme scultorie, dai grandi occhi giunonici, dai lunghi capelli biondi, una completa fioritura di donna, ma, in fatto d’intelligenza, un’oca di quelle ingenue e coscienziose: ebbene, si dovette supporre che la contessa Flavia avesse scoccato più di un epigramma al marchese, poichè costui cessò subito di ronzare attorno alla duchessina Cesira. Ancora: la contessa ed il marchese si erano serbati il privilegio di molte, di troppe idee strane che non mancavano mai di mettere in esecuzione. Quan-