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Pagina:Matilde Serao La moglie di un grand'uomo, 1919.djvu/75

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un intervento 67


felice,» pensai alla mia cara morta e mi decisi. Voi eravate fatti l’uno per l’altro: vi amavate da un anno, Emma mi diventava pallida e triste; tu, Guido, davi nel farnetico: gioventù, gioventù! Ti ricordi, figliuola, di quel ballo dal console inglese, dove andasti con Guido?

— Mi ricordo, — rispose essa macchinalmente.

— Ai vostri volti sereni e felici, agli sguardi che vi davate, tutti compresero che eravate fidanzati: e mi chiamavano padre fortunato! Sì, molto fortunato, aggiungo io; voi vi amavate fin troppo.

— Mai troppo, — disse Guido.

— È vero. Auguriamoci sia sempre così, nevvero, Emma?

— Auguriamocelo, papà.

— E questa stanza chiusa, che cosa è?

Era la camera di Guido; a sua volta egli si trovò impicciato, ed Emma salvò la posizione:

— È la camera degli ospiti, papà.

— Ah! bravo, bravo. Cioè quella che avrei occupato se avessi potuto rimanere una notte con voi. È una disgrazia, ma debbo partire.

— È una vera disgrazia, — aggiunse il genero.

— Non importa: consoliamoci nel vederla invece di abitarla.