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dersi il matrimonio, è meglio non abbondare in iscambio di lettere, di fotografie, di capelli. Non si sbaglia mai, essendo affettuosi, sì, ma riservati, in caso di fidanzamento.

V. Il corredo

Parliamo del corredo. Dopo la dote, è il più grosso cruccio delle famiglie che debbono maritare una ragazza: ed è, naturalmente, un duplice cruccio, per le famiglie che non danno dote alle figliuole. Gli è che si può non dare un soldo alla fanciulla da marito, quando va a nozze ma un buon corredo di abiti e di biancheria bisogna darglielo, se non si vuole mandarla via di casa, come una mendicante. A rigore, il corredo di vestiti può essere modesto, modestissimo, se la condizione è modesta: ma il corredo di biancheria deve aver sempre una certa larghezza, la maggiore larghezza possibile, anzi. Uno sposo novello, massima se ama la sposa, se ha mezzi, se vede prosperare i suoi affari, non si seccherà mai, anzi sarà felice di poter donare dei vestiti, anche pochissimi mesi dopo le nozze, alla sposa, ma qualunque sposo, ricco, agiato o povero, si seccherà enormemente di dover comperare delle calze, dei fazzoletti e delle sottane alla sposa, il primo anno del matrimonio. Non sacrifichiamo la sostanza all’apparenza, cioè il corredo di biancheria a quello dei vestiti: troppi vestiti indicano vanità, frivolezza, desiderio di troppa libertà mondana, prodigalità: mentre e un bel corredo di biancheria, per una sposa, indica amore alla casa, gentilezza d’animo, serietà, poesia familiare, vera eleganza personale. Per dire

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