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La fecondazione dei vegetabili, la germogliazione non s’operano senza calore, e le azioni di contatto v’intervengono. Chi oserebbe negare che nella fecondazione degli animali, in cui la temperatura è pure un elemento essenziale, non v’intervenga un azione di contatto?

Lo sviluppo di uno e più spesso di un gran numero di esseri, operato dall’azione di un corpo ben distinto da quello che si sviluppa, che basta alla sua funzione con una piccolissima quantità della sua sostanza, è qualche cosa d’analogo alle fermentazioni.

Indipendentemente da questa maniera generale d’agire del calorico sui corpi viventi, e su cui vi ho accennato alcune viste ipotetiche, dobbiamo studiare più particolarmente la sua influenza sugli animali.

È dal classico libro De l’influence des agens physiques sur la vie che trarrò le cognizioni le più importanti sopra questo soggetto. Edwards ha provato a sommergere nell’acqua di fiume naturalmente aerata diverse rane ed ha veduto che se la temperatura dell’acqua era a 0° questi animali vivevano per lo spazio di otto ore 5 alla temperatura di +10° non vissero che sei ore; a +16° due ore 5 a +22° da 70 a 35 minuti; a +32° da 30 a 12 miminuti; e a +42° la morte era subitanea.

La grande influenza che piccolissime differenze di temperatura presentano sulla vita della rana non possono attribuirsi alla diversa quantità d’aria che alle diverse temperature è sciolta nell’acqua. Si sa infatti che questa quantità varia pochissimo nelle diverse stagioni dell’anno, mentre abbiam visto che le differenze di temperatura delle diverse stagioni producono effetti distintissimi sulla vita delle rane sommerse nell’acqua.

Quanto più la temperatura del mezzo in cui questi animali vivono è elevata, tanto è più grande la quantità di aria che respirano; e quella che è disciolta ordinariamente nell’acqua, benchè rinnovata, non è sufficiente.