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e alla quale di più si sono tolte le ossa del bacino e le vertebre lombari: la rana così spaccata è messa a cavalcioni sopra due capsule piene d’acqua a pescarvi colle sue gambe. Immergendo i due reofori d’una pila di poche coppie nelle due capsule, vedrete da prima la rana sbalzar fuori, e se si ritiene con forza in posizione si hanno le contrazioni nelle sue gambe, tanto all’aprire quanto al chiudere del circuito, e perciò tanto nel membro in cui la corrente è diretta, quanto in quello in cui è inversa. Ma se si continua ad agire, non si tarda a scorgere il cambiamento descritto, cioè al chiudere del circuito un solo membro si contrae ed è quello in cui la corrente è diretta, mentre all’interrompersi si contrae l’altro, quello cioè in cui la corrente è inversa. Questa successione di fenomeni può ritardare più o meno ad apparire, e ciò secondo la forza della corrente e la vivacità dall’animale, ma non manca mai. Eccovi così la rana non solo sensibilissimo gelvanoscopio, ma di più l’istrumento che fa in parte l’officio del galvanometro potendo com’esso indicarvi la direzione della corrente che scorre una porzione di un suo nervo.

Il Marianini ha mostrato che le contrazioni all’aprirsi del circuito, ossia all’interrompersi della corrente, persistono tanto più lungamente quanto più prolungato fu il passaggio della corrente stessa.

Allo stesso illustre Fisico si deve pure l’osservazione, che le contrazioni sì ottengono all’interrompersi del circuito, senza averle ottenute al suo chiudersi. Per realizzare questo sperimento basta di disporre una rana nel circuito di una pila, e di chiudere poi il circuito, toccando con una mano il polo della pila, e tuffando le dita dell’altra mano nel liquido in cui pesca una delle estremità della rana. Nel primo modo l’intensità della corrente che circola è debolissima e va sempre crescendo a misura che il dito s’imbeve del liquido; la rana non si risente perciò alla prima introduzione di una corrente debolissima.