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mente ammucchiato si scalda grandemente nel suo fermentare, un’altra simile, ridotta ad uno strato sottile, svolge la stessa quantità di calore, che però non si rende sensibile per la maggior dispersione. È così che va intesa la differenza fra gli animali a sangue caldo, e gli animali a sangue freddo.

Non può dunque cader dubbio sulla sorgente generale del calore animale. Questa si trova nelle azioni chimiche della respirazione operate nei capillari, della trasformazione dei tessuti e principalmente nella combinazione dell’ossigene col carbonio.

Non ho voluto e non voglio neppure accennarvi le altre ipotesi immaginate sulle sorgenti del calore animale. Perchè tagliando i nervi pneumo-gastrici o la midolla spinale, si vedeva abbassare un termometro immerso nei tessuti d’un animale, si diceva che l’innervazione era la diretta cagione del calore animale, ma intanto non si rifletteva che per questo taglio dei nervi e della midolla spinale la respirazione, la circolazione sanguigna venivano meno.

Piuttosto che nella discussione di tali ipotesi, sarà meglio d’entrare in maggiori particolarità sulle azioni chimiche che abbiamo considerate come unica sorgente del calore animale.

I Fisici hanno voluto mettere a prova la verità di questa ipotesi. Un animale esala in un certo tempo una certa quantità d’acido carbonico e di acqua, e svolge nello stesso tempo una data quantità di calore che può misurarsi dalla quantità d’acqua che è capace di riscaldare in quel dato tempo. Se l’acido carbonico e l’acqua che l’animale esala, sono il prodotto della combustione del carbonio e dell’idrogene, il calore svolto dell’animale, hanno detto i Fisici, deve essere uguale a quello che quelle stesse quantità di carbonio e d’idrogene svilupperebbero bruciando all’aria.

Partendo dalle determinazioni fatte con un calorimetro circondato d’acqua fredda, in cui l’animale era tenuto, no-