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Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/16

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scena riempiè di lagrime gli occhi di Giovanni, ma si affrettò a tergerle quando la vettura arrestossi davanti al giardino di suo zio.

Discese e si avvicinò alla porta tenendo in mano un fazzoletto annodato, nel quale aveva riposta un poco di biancheria, che formava tutto il suo equipaggio. Il casotto del portinaio cadeva in rovina, e da una piccola capanna vicina vide accorrere a piedi scalzi un giovanetto che si sforzò di far girare sopra il solo arpione che rimaneva, un cancello, che un tempo era stato una porta, e che allora si componeva di tre o quattro tavole sì mal connesse tra loro, che si muovevano come una banderuola quando il vento spira forte. Non senza molta pena finalmente la porta cedè agli sforzi riuniti di Giovanni e del giovanetto, ed aggirandosi a stento sul fango e sulla sabbia, aprissi finalmente lasciandosi dietro una larga rotaia. Giovanni dopo essersi invano frugato per le tasche, cercando qualche soldo per ricompensare il suo introduttore, proseguì il cammi-