Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/169

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Da una parte la più viva tenerezza, dall’altra il più impenetrabile mistero. Io abitava in una povera casuccia in uno de’ sobborghi di Madrid, ed era stato affidato alle cure d’una vecchia femmina, il cui affetto sembrava essere ugualmente dettato e dall’interesse e dall’inclinazione. Tutte le settimane io era visitato da un giovane cavaliere, e da una dama dotata di una straordinaria bellezza. Essi mi facevano mille tenere carezze, mi chiamavano il loro figlio diletto, ed io attirato dalle graziose pieghe, che formava la capa di mio padre ed il velo di mia madre, ugualmente che da una cert’aria di superiorità indefinibile, che io riscontrava in essi al di sopra di tutte le altre persone dalle quali io era circondato, ricambiava le loro carezze e li scongiurava di condurmi a casa con esso loro. Udendomi essi proferire queste parole facevano dei più ricchi regali alla femmina, presso la quale io dimorava, e le cui cure, dietro questo stimolante, andavano sempre più crescendo.