Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/207

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cui la vostra inflessibilità mi esponesse all’infamia. Molto più però ne temo le conseguenze: perchè Iddio vendicherà sull’anima vostra, non già sulla mia, il delitto al quale un figlio ingrato mi avrà trascinata. E ciò non ostante voi non volete cedere... Ebbene! io lo voglio; l’avvilimento del mio corpo è un nulla in paragone dell’avvilimento di spirito al quale mi avete spinta. Eccomi ai piedi di mio figlio, e dimandò a lui la salute e la vita. Mia madre s’inginocchiò dicendo queste parole; io voleva rialzarla, ma ella mi respinse e con una voce indebolita dalla sua disperazione gridò: E voi non volete cedere! — Io non ho detto questo. — E che avete dunque detto?.... È inutile che vi affatichiate a rialzarmi; non abbiate neppure l’ardire di avvicinarvi a me prima di avermi riposto. — Ho detto, che ci rifletterò. — Riflettere! bisugua decidersi. — Ebbene, dunque, sono deciso. — A che? — A fare di me tutto ciò che vorrete. Appena ebbi proferite queste parole, mia madre cadde