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Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/213

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tori al fianco de’ quali stava l’autore d’ogni mia disgrazia, lo zio cioè del mio genitore, ed alcune altre persone che io non riconobbi. Mi avanzai con passo fermo e con lo sguardo tranquillo. Il superiore dopo avermi presentato a’ miei genitori mi pregò di far loro vedere alcuni miei disegni, che mi aveva detto di recare; piegando un ginocchio in terra li presentai prima a mia madre e quindi a mio padre: erano essi de’ piccoli abbozzi, che rappresentavano deʼ monasteri e delle prigioni. La mia genitrice rivolse indietro lo sguardo e mio padre rigettandogli disse: Non ho gusto per tali cose.

Ma voi amate senza dubbio la musica, gli disse il superiore; bisogna che lo sentiate suonare. Nella camera vicina al parlatorio vi era un piccolo organo. Mia madre non vi potè essere ammessa, ma il genitore mi seguì per sentirmi suonare. Io scelsi così a caso e senza riflettere un’aria del sagrifizio di Iefte. Il mio genitore ne rimase turbato e commosso, e mi pregò di tralasciare. In