Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/245

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è stato promesso, aggiungeva, che non lo costringerebbero a prender l’abito; ma abbiamo da fare con persone tanto ingannevoli!... Essi invilupparono il battaglio, ma ciò non ostante udiva il suono soffocato, che tramandava, ed allora gridava con impeto: Voi sonate la campana pei suoi funerali: sono io, io stesso che lo uccido!

«La comunità fu spaventata di coteste mie esclamazioni ripetute soventi volte, e delle quali essa non poteva comprendere il significato; onde fui trasportato al palazzo del mio genitore in Madrid. Io era in delirio; vedeva al mio fianco dentro la carrozza un’immagine, che vi rassomigliava perfettamente; dessa meco discendeva agli alberghi, mi accompagnava ne’ luoghi ove io mi fermava, e mi dava il braccio per rimontare in vettura. L’illusione era tanto somigliante alla realità, che io diceva ai domestici: Fermatevi; voglio essere aiutato soltanto da mio fratello. Quando mi dimandavano la mattina, come io avessi riposato: Molto