Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/246

Da Wikisource.

233

bene, io rispondeva, Alonzo mi ha vegliato tutta la notte. Invitava cotesto compagno immaginario del mio viaggio a continuarmi le sue cure. Quando il mio origliere era ben accomodato, esclamava: Oh! quanto è buono mio fratello! quanto mai egli mi è utile! Ma perchè non vuole egli parlare? Una volta io ricusai fermamente di prender qualunque alimento, perchè mi pareva, che mio fratello non ne volesse: Non mi vogliate forzare, dissi a chi m’istigava a nutrirmi; vedete bene, che mio fratello non ha fame. Oh! gli dimando perdono: è un giorno di astinenza, ecco il vero motivo per cui non vuole appressarsi cibo alla bocca. Desso mi fa vedere il suo abito; ciò mi basta. È una cosa molto notabile, che gli alimenti, che si trovavano in quell’albergo, erano avvelenati, e che due de’ miei domestici ne morirono avanti di arrivare a Madrid. Io non vi racconto queste minute circostanze, se non perchè voglio farvi conoscere fino a quel punto voi dominavate sulla mia immaginazione e sul mio cuore.