Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/258

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nel mio appartamento me la presi contro la mobiglia, che lo adornava, e scagliai, sul capo de’ domestici, i vasi di porcellana che mi capitarono fra le mani. Quando essi mi volevan toccare io li mordeva, ed allorchè si videro costretti a legarmi cominciai a roder la fune co’ denti. Per lo spazio di parecchi giorni mi tennero rinchiuso nella mia camera, ed in questo intervallo fece a me ritorno la ragione, ma unicamente per confermarmi sempre più nella mia fermezza e risoluzione e non tardò molto, ch’io ebbi bisogno dell’una e dell’altra. Il dodicesimo giorno un domestico comparve sulla soglia della mia camera, e dopo un inchino profondo, mi disse, che, se io era ristabilito, il mio signor genitore desiderava parlarmi: gli restituì non meno profondamente il saluto, e gli tenni dietro, come se stato fossi un giumento. Trovai mio padre nel suo gabinetto; il consigliere gli stava al fianco. Egli mi venne incontro parlandomi con parole interrotte, le quali chiaramente dimostravano lo sfor-