Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/269

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lettere di mio fratello: aveva a lui risposto volta per volta, e la nostra corrispondenza era stata finora condotta con un mistero impenetrabile; in cotesta ultima notte però nel consegnare il mio involto nelle mani del portinaio, gli scorsi in volto un cambiamento, che mi fece spavento: io lo aveva sempre conosciuto grasso e fresco; ma allora, al chiarore della luna, scoprii ch’egli non era più, se non l’ombra di lui medesimo; la mano gli tremava nel prender che fece l’involto di fogli, la voce gli mancò nel promettermi l’ordinaria discrezione. Questo cangiamento che era stato da tutta la comunità rilevato, mi era sfuggito fino a quel momento, essendo il mio spirito troppo preoccupato della mia propria posizione; quando me ne fui accorto gli dissi: Ma, e che avete? Avete bisogno di dimandarmelo? mi rispose: io ho perduta la freschezza delle mie carni pel terrore, che non cesso di provare. E non sapete qual rischio io corro? Ogni linea di scritto, che faccio passare nelle vostre mani, o che