Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/285

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Appena li vidi mi alzai in piedi, e nessuno di essi m’invitò a pormi di nuovo a sedere. Il superiore si avanzò con un’aria costernata e corrucciata; gettò alcuni fogli sul mio tavolino, e mi disse: sarebbe mai scrittura vostra cotesta? Io portai su’ fogli uno sguardo sollecito e spaventato. Era la copia della mia memoria; ciò nondimeno ebbi la presenza di spirito di rispondere: No, non è scritto della mia mano. Miserabile! esclamò il superiore, voi tergiversate: è la copia del vostro scritto! Io rimasi in silenzio. Eccone una prova, soggiunse il superiore, gettando sul tavolino un secondo foglio, ch’era una memoria, che l’avvocato indirizzava a me. Essi non avrebbero potuto tenermela celata, perchè veniva da un tribunale superiore. Come potrei descrivervi il desiderio ardente che io aveva di leggerla! ciò non pertanto non osai di rivolgerle neppure uno sguardo. Il superiore ne svolse tutte l’una dopo l’altra le pagine dicendomi; leggete, miserabile! leggete; esaminatene bene tutte le linee.