Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/286

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Mi approssimai tremando e guardando lo scritto, le prime parole mi fecero concepire delle speranze. Allora il mio coraggio si rianimò, e dissi: mio padre, riconosco esser questa la copia di una mia memoria; vi prego di darmi la permissione di leggere la risposta dell’avvocato; nè voi potreste ricusarmela. Leggetela, mi rispose il superiore presentandomela con collera.

Potete esser ben persuaso, o signore, che in un momento di quella sorta, io non poteva leggere con occhio molto franco. La mia penetrazione d’altronde non fu guari aumentata quando vidi i quattro religiosi uscire della mia cella, ad un segnale, che non osservai. Rimasi solo col superiore, il quale si mise a passeggiare su e giù per la camera intanto che io leggeva la memoria dell’avvocato. Ad un tratto egli si ferma e percuote violentemente la mano sul tavolino; le carte che io teneva in mano tremarono, io trasalì sulla mia seggiola. Miserabile! gridò il superiore, credete voi che fogli di si-