Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/303

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Tali furono le mie riflessioni, signore. A voi forse piacerà di sentire in che io quivi mi occupassi. La mia situazione non mi permetteva di starmene in ozio, e quantunque fra le mie occupazioni ve ne fossero delle disgustevoli, ciò non ostante non lasciavano di riempiere i miei momenti. Prima di tutto io doveva fare le mie preghiere: la religione era l’unica mia risorsa in mezzo alle tenebre ed alla solitudine. In que’ brevi intervalli, ne’ quali il laico veniva a portarmi la mia dose giornaliera di pane ed acqua, aiutato dal debole splendore della sua lanterna, io accomodava il Crocifisso in modo da poterlo toccare svegliando. Desso era la sola mia consolazione; ed ogni volta che la mia mano lo toccava, io diceva meco stesso: il mio Dio è con me; quel Dio medesimo che tanto per la salvezza dell’uomo ha sofferto! Qual miseria od umiliazione potrei io sopportare, che possa paragonarsi agli strazii, alle umiliazioni, le quali egli patì pe’ peccati degli uomini e dei miei? E dicendo così io ba-