Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/318

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dunque nella cucina per dimandare con che togliermi la fame; il cuciniere veggendomi entrare si fece il segno della croce, nè io era entrato senza prima esitare; tanto io aveva presa l’abitudine di soffermarmi dappertutto alla porta! Codesto servitore aveva appreso a riguardarmi siccome un demonio incarnato. Fremette e mi dimando cosa volessi. Voglio del nutrimento, gli risposi, ecco tutto. — Ebbene ne avrete, ma non v’inoltrate di più; eccovelo. Nel dire queste parole gettò in terra alcuni avanzi, che eran rimasti su’ piatti, ed io aveva tanta fame che li divorai con avidità.

Se avveniva, che io discendessi nel giardino per risparmiare un poco di aria libera, vi era chi profittava di quella circostanza per entrare nella mia cella, per togliere o distruggere tutti i mobili, che in essa si trovavano, ed in tal maniera in diverse volte tutto disparve, senza neppure eccettuare la sedia su cui era solito sedere ed il breviario con cui soddisfare al mio dovere di recitare il divino uffizio; ed in breve la mia cella non