Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/319

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presentò più che quattro pareti spogliate e nude, ed un letto ridotto a tale stato, che era impossibile di gustare in esso l’ombra del riposo.

Una notte io era ancora nel primo sonno, quando ad un tratto fui desto da un romore straordinario che sentii nella mia cella. Mi alzo a sedere sul letto, mi pongo ad ascoltare attentamente, e mi parve di sentir persona muoversi e camminare. Io sapeva che alla porta della stanza non v’era serratura; ma era convinto che la disciplina regolare era in ciò troppo severa, perchè fosse permesso di entrare nelle celle altrui, particolarmente a tal’ora, e per ciò volli attribuire un tal rumore alla mia riscaldata fantasia. Cercai pertanto di riaddormentarmi, ma non tardai a destarmi di nuovo sentendo scuotermi. Mi alzai di nuovo destandomi con subitaneo terrore, ed una voce in apparenza soavissima mi disse all’orecchio: Non vi spaventate, son vostro amico. Mio amico, esclamai, e ne ho degli amici?... Ma perchè visitarmi a quest’ora? — È la sola, alla quale