Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/322

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Mi scongiuravano quindi a nome di quanto vi ha di più sacro a manifestar loro la causa degli accessi che io soffriva. A queste parole, per quanto oppresso io mi sentissi internamente, fingeva di calmarmi e rispondeva. Io non ho nulla: perchè vi permettete voi di entrare nella mia cella? Dessi si ristringevano nelle spalle, e sembrava che compiangessero la miserabile mia posizione.

Nel corso del giorno io era esposto agli sguardi spaventati e sospettosi della comunità. Quando io incontrava uno dei miei confratelli in giardino, questi affrettavasi a farsi il segno della croce e se ne fuggiva da un’altra parte. Se all’incontro passava innanzi ad essi ne’ corridoii, si stringevano addosso le vesti e voltavano il viso verso il muro fino a tanto che io mi fossi allontanato. La cosa si ridusse a tale, che tutta la comunità era persuasa, che Iddio avesse permesso a Satana di visitare uno de’ suoi servi di quella casa religiosa, ed in conseguenza che tutti gli individui della medesima doveano aspettarsi di ve-