Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/361

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starvi, essere stato desso di una regolarità artificiale, molto più perfetta che l’antecedente sera. La stessa persona toccò di nuovo la mia veste e nominò a bassa voce, Giovanni. Dopo tutto ciò io non poteva esitare ed oltrepassandolo gli dissi: Eccomi in vostro potere. Una voce rauca mi rispose: No, io sono nelle vostre mani. Io balbettando gli risposi: Sia! v’intendo: noi ci apparteniamo. — Sì; ma non abbiamo in questo luogo la libertà di parlare; ce se ne offre però una molto opportuna occasione. Dimani è la vigilia delle Pentecoste. I membri della comunità deggiono andare due per due a fare un’ora di orazione in chiesa, e questa cerimonia durerà tutta la notte. L’avversione, che voi avete ispirata a tutti i vostri confratelli, è sì grande, che nessuno vuol fare la suddetta preghiera in vostra compagnia; voi dunque sarete solo ad orare, e la vostra ora è dalle due alle tre. Io verrò a trovarvi; ed in tal guisa potremo di scorrere senza essere interrotti o venire in sospetto. Ciò detto si dileguò.