Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/360

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perdono, che la manica della sua veste avesse toccata la mia. Dopo due minuti sentii toccarmi di nuovo, ma in una maniera differente, perchè in quel movimento vi era una forza intelligente e comunicativa. Questi mi prese per la veste come uno che teme di esser conosciuto, e che non ha scuse da fare. Gli strinsi il braccio con mano mal ferma e gli dissi all’orecchio: Giovanni! Alonzo: ed immantinente si allontanò. Io mi soffermai un istante per riflettere alla irregolarità del mio destino, che si trovava allo stesso tempo confidato a due enti, de’ quali il primo era l’onore, il secondo l’obbrobrio del genere umano. Provai una inesprimibile antipatia di essere in comunicazione con un mostro, che fingeva di voler espiare il suo parricidio con una simulata divozione; ma non paventava meno le passioni di Giovanni e la sua precipitazione.

La seguente sera incominciai di nuovo la mia passeggiata. Non oserei affermarvi, signore, che il mio passo fosse fermo e sicuro; ma posso atte-