Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/359

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vigore che nell’agire poneva mio fratello, mi dava mio malgrado l’impulso, e siccome mi mancava il tempo da poter deliberare, non aveva neppur quello di fare una scelta. Quando un estraneo e potente volere agisce in tal maniera su di noi, quando una terza persona si prende l’incarico di agire e di sentire invece nostra; allora noi con tutto il piacere lasciamo in balia di quel tale non solo la fisica, ma anco la morale nostra responsabilità. Noi allora diciamo con la inerte viltà dell’egoismo: voi avete deciso per me, sia pure così! senza riflettere, che il tribunale di Dio non ammette cauzione. L’indomani di sera avanzata mi recai a passeggiare nel chiostro, e con gli sguardi talmente composti, che si sarebbe potuto credere, esser me immerso in una meditazione profonda: e lo era di fatto; ma non pensava già ai soggetti de’ quali avrebbero potuto credermi occupato. Nel camminare alcuno toccò la mia veste; trasalì, e con mia grande costernazione vidi uno de’ miei confratelli mi dimandò