Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/37

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poscia riflettendo, che l’infelice creatura, che gli stava innanzi agli occhi, non poteva essere oggetto del suo risentimento, gli fece la promessa, che egli aveva dimandata, ed entrò nel gabinetto in cui da sessanta anni da quella parte nessuno era entrato, ad eccezione di Melmoth. Ebbe della difficoltà a trovare il vino, e restò dentro tempo sufficiente a destare i sospetti di suo zio; ma il di lui spirito era agitato, la mano gli tremava. Non aveva potuto a meno di rimarcare, che lo sguardo del vecchio zio, nel dargli la permissione di entrare nel gabinetto, aveva congiunto il pallore dello spavento con quello della morte. L’orrore che avevano espresso tutte le donne quando egli vi si avvicinò non eragli similmente sfuggito, e finalmente quando vi fu entrato, la sua memoria fu bastantemente crudele da rammemorargli vagamente alcune circostanze, che vi avevano relazione, e che troppo erano spaventevoli, onde la immaginazione potesse arrestarvisi. Soprattutto però si fermò nella riflessione,