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Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/38

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che da un gran numero d’anni nessuno fuori di suo zio vi era penetrato.

Prima però di uscire alzò in aria la candela, e girò intorno lo sguardo misto di timore e di curiosità. Da principio non vide che inutili anticaglie quali uno deve aspettarsi di ritrovare nel gabinetto di un avaro, ma ben tosto i suoi sguardi si fermarono suo malgrado sopra un ritratto sospeso ai travicelli, e che gli parve meglio fatto di tutti quelli che si lasciano ammuffire sulle pareti de’ vecchi castelli. Desso rappresentava un uomo di mezza età; nel costume e nella fisonomia nulla vi era di rimarchevole; ma gli occhi eran di quelli, che uno non avrebbe mai voluto vedere, e cioè è impossibile dimenticare.

Spinto da un movimento doloroso, ugualmente che irresistibile, Giovanni si approssima la candela e distingue sul margine queste parole: In. Melmoth. An. 1646. Giovanni non era nè timido nè superstizioso: la sua costruzione non era nervosa, e ciò