Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/380

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chiave inviluppando il mazzo nella sua veste perchè non facesse rumore. A ciascuna prova, che egli faceva per farla girare, digrignava i denti, batteva co’ piedi il terreno. La serratura non voleva cedere. Cercate un lume, mi disse, prendete una lampada davanti ad alcuna di quelle figure. Il poco rispetto col quale egli parlava delle sante immagini mi ricolmò di orrore. L’azione che egli esigeva da me mi sembrava un vero sacrilegio. Vi andai ciò non ostante, e con mano tremante presi una lampada, con la quale gli feci lume nel mentre che egli si provava di nuovo ad aprire. In mezzo a questo nuovo tentativo noi ci comunicavamo scambievolmente ed a bassa voce i nostri timori. Non ho io inteso del rumore? — No, era solamente la eco di di questa maledetta chiave. — Mi par certo che alcuno si avvicini. — No; ma date un’occhiata nel corridoio. Allora non potrò più farvi lume. — Non importa; il più necesrio si è di non essere scoperti. — No, il più importante è di salvarci.