Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/383

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noi eramo stati da un falso allarme intimoriti e che nessuno era entrato in chiesa. Chiusa che avemmo bene la porta ci guardammo con una reciproca confidenza, ed incominciammo il nostro viaggio in silenzio e con sicurezza.

Con sicurezza! giusto cielo! io non paventava meno al pensiero del viaggio che intraprendeva in quel sotterraneo il quale un tempo aveva servito di sepolcro, e con un parricida per guida e compagno; ma un gran pericolo ci famigliarizza con quello che vi ha di più orribile. Se uno mi avesse raccontato di un altro quello che io allora faceva, lo avrei riguardato come il più temerario ed imprudente, e questo era io. Indarno mi sforzava di assuefarmici, dicendo, che non era se non per pochi momenti; indarno voleva persuadermi, che in intraprese di tal sorta associazioni simili erano inevitabili. Le pietre mi facevano traboccare; a qualunque passo che faceva mi sentiva gelare il sangue: una densa nebbia mi si parava innanzi agli occhi, e mi