Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/401

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collera, io era il suo consolatore, il suo consigliere, il suo sostegno.

Alla fine però lasciossi persuadere dalla ragione; e confessò che non ci rimaneva altro espediente se non di fermarci per ventiquattro ore nell’oscuro passaggio; ma tale è l’agitazione dello spirito umano, che questa misura, che poche ore prima sarebbe stata da noi accolta come il favore di un angelo, che s’interessasse alla nostra liberazione, ora non ci sembrava, se non un supplizio insopportabile. Noi eramo onninamente spossati; i differenti sforzi, che avevamo fatti nel corso di quella nottata potrebbero a mala pena concepirsi. Le sofferenze della nostra mente non erano state men vive di quelle del corpo, ed in tale stato noi dovevamo passare una giornata intiera in seno dell’oscurità e privi di ogni sorta di alimento.

Nè fu l’ultimo ad affacciarmisi il pensiero del compagno col quale io doveva passare quella giornata terribile; creatura che io abborriva, ma la cui presenza era ad un tempo stes-