Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/81

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sposo era seduto di faccia, e quantunque non si parlassero fra di essi; ma co’ loro furtivi sguardi, sguardi che arrossivano, se così è lecito esprimersi, si comunicavano a vicenda le delizie segrete della loro contentezza. Don Pietro di Cardoza aveva radunata una numerosa comitiva per celebrare il matrimonio della sua figlia. Tra i convitati trovavasi un viaggiatore inglese chiamato Melmoth. Nessuno sapeva come ivi fʊssesi introdotto. Siccome tutti gli altri, esso pure guardava il silenzio nel tempo che i camerieri ed i domestici presentavano alla società de’ gelati e de’ rinfreschi. La notte era eccessivamente calda, e la luna brillante quasi come i raggi del pianeta maggiore, diffondea l’argentea sua luce sulle rovine di Segunto. Le portiere ricamate delle finestre non si muovevano, se non di un moto lento e tardo, come se il vento usasse vani sforzi per sollevarle.

(Una nuova lacuna, poco considerevole però, si trovava ancor qui nel manoscritto.)....