Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/116

Da Wikisource.

111

una sì prodigiosa, sì invisibile, sì indissolubile catena? Osserva; quantunque essi non abbiano più lingua, ti parlano con una eloquenza più valevole e forte, che se fossero in vita tuttora. Eglino stendono verso di te le loro scarne braccia, ed il loro silenzio medesimo tacitamente ti si raccomanda e t’implora. Non voler chiuder loro le orecchia; prendi la penna e scrivi.

Feci quanto mi disse, ma non mi fu possibile di scrivere una parola. Adonia in un momento di trasporto tolse con violenza uno scheletro dal luogo in cui era collocato, e me lo pose innanzi facendogli questa apostrofe: Orsù, raccontagli tu stesso la tua storia; forse ti presterà fede e scriverà sotto la tua dettatura... La notte era procellosa, e quantunque noi fossimo quasi nel centro della terra, il fragore del vento penetrava insino a noi, ed era simile alla voce di quei, che più non sono. Io fissai involontariamente gli occhi sul manoscritto, che doveva copiare; presi la penna, e non l’abbandonai, se non quando ebbi terminato il lavoro.