Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/123

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cie. Quei semplici isolani si compiacevano della loro volontaria umiltà; ma si rimarcava che ritornavan dall’isola con delle idee molto soavi intorno all’oggetto della loro adorazione. Le donne si sforzavano di ripetere i suoni divini, che avevan percosso le loro orecchie; gli uomini ritornavano con la desolazione nel cuore per non aver potuto vedere la celestial bellezza che secondo la relazione de’ pescatori vagava in quel luogo disabitato.

A poco a poco l’isola andò perdendo la cattiva riputazione che aveva per lungo tempo avuta, ed alla fine arrivò un’avventura, che non lasciò più alcun dubbio intorno alla sua santità, e su quella del solo abitante, che conteneva. Un giovane Indiano aveva a più riprese, ma sempre invano, offerto all’amica del suo cuore il mazzetto mistico, del quale la disposizione de’ fiori esprimeva l’amor suo. Ansioso di sapere il suo destino risolvette di recarsi all’isola incantata a fine di esserne istrutto dalla misteriosa divinità, che ivi avea stabilita la sua permanenza. Intanto che dirigeva