Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/140

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cresceste voi e come avete fatto a venir qui? Ho una debole rimembranza di aver veduta una creatura simile a voi; ma è tanto tempo: che appena me ne sovvengo. — Bella creatura, io vengo da un mondo, in cui vi sono delle migliaia di enti simili a me. — Delle migliaia? cosa vuol dir migliaia? spiegatemi questo nome. — Vuol dire una gran moltitudine. — Ciò è impossibile: perchè lo son sola qui, e tutti i mondi deggiono esser simili a questo. — Ciò che io vi ho detto, ciò non ostante è vero. Immalia arrestossi un momento, come se per la prima volta avesse fatto uno sforzo per riflettere, il quale sforzo però era penoso in un ente, la cui esistenza non era stata composta finora che di felici ispirazioni e di un istinto senza riflessione; quindi mossa da un subitaneo moto aggiunse: Io v’intendo meglio che i miei uccelli. Quello, che noi facciamo adesso credo che si chiami favellare. Nel paese, dal quale venite, gli augelli e le rose favellano ancor essi?