Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/191

Da Wikisource.
182

trasparivan dal volto eransi tutte diliguate, ed essa più non offriva, che uno sguardo umile, e dimesso, gli occhi pensierosi e nuotanti nelle lagrime.

La mia conversazione vi ha annoiato. Immalia! le dimando egli. Essa mi ha afflitto, gli rispose, e ciò non ostante vorrei continuare ad ascoltarvi. Mi diletta il sentire il mormorio de’ ruscelli, quantunque io sappia che sovente sotto di essi sta appiattato il coccodrillo. — Desiderereste forse d’incontrare alcuno degli abitanti di codesto mondo sì pieno di delitti e di miserie? — Se ve lo negassi mentirei altamente perciocchè da codesto mondo voi siete venuto e quando adesso vi farete ritorno, ciascheduno sarà felice fuori di me. — E che? Sta forse in mio potere di contribuire alla felicità degli uomini? È forse per questa ragione, che io vado errando in mezzo di loro? (E qui una espressione orribile e da non potersi così di leggieri definire, gli si dipinse in volto, quando aggiunse:) Voi mi fate