Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/209

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chinata avanti a quello che amava con la speranza di farlo piegare; quindi si pose in ginocchioni a qualche distanza da lui, e finì col prendergli la mano, ed appressarla alle sue scolorate labbra. Voleva pronunziare qualche parola, ma le sue lagrime, che bagnavano la mano, che teneva, non le permisero di proferire un accento. Questa mano le fece sulle prime una risposta stringendo quella di lei con un moto convulsivo; ma lo straniero non tardò a rigettarla: Ella rimase prostesa e spaventata avanti a lui.

Immalia, le disse lo straniero facendo forza a sè medesimo, desiderate che io vi spieghi quali sentimenti dovrebbe la mia presenza ispirarvi? — No, disse l’indiana portando le sue candide e delicate mani ora alle orecchia, ora al petto non lo sento, che troppo. — Odiatemi, maladitemi, continuava a dire lo straniero senza porre attenzione a quello, che diceva, Immalia, odiatemi, perchè ancor io vi odio: io odio tutto ciò che esiste, tutto ciò, che più non è, io stesso sono odiato e de-