Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/21

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lanterna, i lineamenti del suo volto sì belli e maestosi, che un tempo mi avevano fatto fremere, come il pegno di una perenne emulazione, ma che allora mi presentavano il sorriso della divinità fiera, ma benefica, alla quale io dovea la mia liberazione. Accennai col dito il mio compagno; io non poteva parlare, perchè mi sentiva consumare da una fame divorante. Giovanni mi consolava, mi sosteneva, m’incoraggiava; faceva tutto ciò, e forse più ancora, di quello che uomo abbia mai fatto per l’altr’uomo; che dico? per la femmina la più gentile e delicata, che la sorte abbia alla di lui protezione confidata. Quando mi rammemoro la tenerezza che egli dimostrò in quel breve intervallo sento lacerarmisi il cuore. Noi aspettavamo che il nostro compagno discendesse dal muro. Affrettatevi, affrettatevi disse mio fratello; sento ancor io tormentarmi dalla fame; sono ventiquattr’ore che vi sto qui aspettando senza aver preso nessuna sorta di cibo. Affrettammo il passo; il luogo era deserto;