Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/211

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Essa lo guardò, e confusa tra la maraviglia e il dolore vide che a lui piovevano le lagrime dagli occhi; ma quasi subito egli le rasciugò con un gesto di disperazione, e digrignando i denti, diede in uno scoppio di quel riso convulso, che indica, che noi medesimi siamo l’oggetto delle nostre proprie beffe. Immalia, cui le sue sensazioni avevano affaticata all’eccesso, tremava in silenzio ai piedi di lui.

Ascoltami, giovanetta disgraziata, esclamò egli, e la malignità vedevasi in esso frammista alla compassione ed una inimicizia abituale ad una involontaria dolcezza, ascoltami. Conosco il sentimento segreto, contro il quale voi lottate più che il cuore innocente, che lo racchiude. Bandite da voi cotesto sentimento; distruggetelo; schiacciatelo come far potreste di un giovine rettile, prima che il tempo lo renda più ributtante e velenoso. — Io non ho mai in vita schiacciati rettili, rispose Immalia. — Voi dunque amate? ma sapete voi chi egli sia l’oggetto al quale consa-