Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/214

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dasse senza vederla. La portò, o piuttosto la strascinò fin sotto a quell’ampia arcata, che un tempo aveva servito di vestibolo alla pagode, ma che nello stato di rovina a cui era ridotta, sembrava più presto simile alla bocca di una caverna, abitazione di belve, che ad una umana opera consacrata al culto di una divinità.

Voi avete implorato la misericordia, le disse il suo compagno con un tuono di voce, che le fece gelare il sangue; avete implorata misericordia e la otterrete. Io non ho potuto rinvenirla; ma sono andato io medesimo in traccia del mio destino terribile; la mia ricompensa è giusta ed assicurata. Alza gli occhi, donna timida, alza gli occhi, io te lo comando. Ella, per uniformarsi agli ordini di lui che adorava, con una infantile docilità li alzò; ma essi non poterono sopportare l’orrore dello spettacolo, che si parò loro d’avanti, e si richiusero.

Immalia quindi si avvicinò più da appresso alle rovine, e per la prima volta fremette nel contemplare la natura. Una tempo tutti i fenomeni