Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/240

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scacchi; donna Chiara attendeva al suo ricamo e donna Isidora assisa vicino ad una finestra aperta contemplava lo splendor della luna, respirava il profumo del tuberoso, e stava aspettando ed osservando che si aprisse il gelsomino di notte. Questi oggetti le rammemoravano tutte le delizie, che un tempo la natura aveva sparse sulla sua esistenza. Il cupo azzurro del cielo e la brillante luce del notturno pianeta, che regnava da sovrano, avrebbero potuto porre a contrasto quella notte con lo splendore incomparabile di quelle de’ Tropici. Un sogno delizioso la riconduceva momentaneamente all’isola incantata, di cui ella era stata per tanto tempo la regina e la divinità. Una sola immagine mancava; una immagine la cui assenza convertiva ugualmente in deserto, ed il paradiso di quell’isola e le bellezze di un giardino spagnuolo illuminato dal più bel raggio della luna. Ella non poteva sperare di riscontrare cotesta immagine se non nel proprio cuore. Non era se non nella più profonda