Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/248

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cui fisonomia ho creduto talvolta che rappresentasse quella degli enti che dimoravano nelle stelle del mio cielo indiano, ascoltatemi nè vi vogliate mostrar meco corrucciata. Fate che io perda ogni sentimento della mia esistenza presente o almeno ogni rimembranza del passato. Perchè cotesti pensieri mi si riaffacciano e mi perseguitano? Dessi formavano un tempo la mia felicità ed ora mi trafiggono il cuore. Perchè conservano essi il loro potere, giacchè la loro natura è cambiata? Io non posso più tornare ad essere quella che fui; fate dunque ch’io lo possa dimenticare; fate che io possa vedere, sentire e pensare siccome quelli che mi circondano. Sento che è molto più agevole discendere fino a loro, che innalzarli fino a me. No, madre di Dio! donna divina e misteriosa! eglino non saranno più testimoni delle emozioni dell’ardente mio cuore. Esso si consumerà nella propria sua fiamma, prima che la loro fredda compassione contribuisca ad estinguerla! O madre divina! un cuore ardente non è forse