Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/256

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capriccio. Vi rammentate voi, quando dalla vostra isola indiana travedeste da lungi il culto cristiano, che quell’aspetto vi fece rimanere estatica? — Me ne ricordo perfettamente, siccome quello, che è accaduto in quell’isola nel tempo che ci ho vissuto. Un tempo io viveva nell’avvenire, ora vivo nel passato. — Non vi trovate dunque molto felice in questo nuovo mondo d’intelligenza e di lusso? — Sì, qualche volta. — In quale occasione? — Alla fine di una triste e penosa giornata, quando i miei sogni mi riconducono verso l’isola incantata. Il sonno è per me come una barca condotta da rematori immaginarii, e che mi sospinge verso quelle sponde amene e fortunate. È allora che io esisto di nuovo in mezzo ai fiori ed ai profumi. Tutto vive e tutto ama intorno a me. Sotto le orme de’ miei piedi spuntano i fiori e le onde vengono a lambirle. — E ne’ vostri sogni, Immalia, non vedete mai altra immagine? — Non ho bisogno di dirvelo, gli rispose Isidora con quel misto singolare