Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/258

Da Wikisource.

249

tasia! — È dunque un sogno anco quello, che mi illude presentemente? Non parlo dunque a voi in questo momento? Illuminatemi, giacchè non mi pare meno stravagante cosa il vedervi qui in Ispagna, che di ritrovarmi nella mia isola. Ahimè! nella vita che io meno, al presente i miei sogni si sono convertiti in realità, e le realità non mi sembrano esser che sogni. Se voi siete realmente qui, come può esser che ci siate? Come avete fatto per venirmi a trovare sì di lontano? Quanti oceani avete dovuto traversare, quante isole vedere senza ritrovarne una, che sia simile a quella, in cui vi ho veduto per la prima volta! Ma siete veramente voi che io vedo? Io credeva di avervi veduto ieri sera; ma mi piace tuttora fidarmi più a’ miei sogni, che a’ sensi. Io immaginava che voi non visitaste mai altro luogo fuori di quell’isola delle illusioni; sareste mai realmente un ente dotato di vita, e che io posso sperare di vedere in questa terra di fredde realità? — Bella Immalia, o Isidora o qualun-