Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/284

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Quanto alle ricchezze, agli onori, egli ne faceva quella stima che meritano, ma non già col tranquillo sdegno di un filosofo o col pietoso obblio di un santo, ma con quella indignazione e con quell’avido desiderio, che aveva di vedere eseguito il decreto col quale non dubitava, che non fossero stati condannati i possessori. Mosso da simili sentimenti e da altri, che è impossibile di descrivere, provava Melmoth un refrigerio straordinario dalle fiamme eterne, che ardevano già nel suo seno, nella freschezza perfetta e senza taccia del cuore d’Immalia, che sempre Immalia era per lui. Ella era come l’Oasi del suo deserto, la fontana limpida alla quale si abbeverava, e che gli faceva obbliare le ardenti sabbie per le quali era passato finora e quelle più ardenti ancora, verso le quali il suo corpo era diretto.

Al termine di otto giorni Isidora aveva già rinunziato alla speranza di ispirargli dell’interesse a quella speranza, che nel cuore di una donna, anco la più riservata, nasce nello stesso tempo che l’amore. Tutti i