Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/286

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gio non è più necessario per quelli, il cui cuore palpitante sa farsi intendere, ed i cui occhi si parlano più chiaramente anco al debole chiarore della luna, che la fisonomia aperta e di giorno chiaro: coloro i quali sperimentano un piacere esquisito nel rovesciamento di ogni sentimento, e di tutte le abitudini della terra, sanno rinvenire la luce nelle tenebre e l’eloquenza nel silenzio.

Nell’ultima loro conversazione Isidora parlava di tratto in tratto: ma unicamente per rammemorare al suo amante e col tuono il più dolce, la promessa, che egli le aveva fatta di farsi conoscere ai suoi parenti e di mandarla in matrimonio. Gli disse qualche parola intorno alla propria salute che andava a deperire da un giorno all’altro, del suo coraggio che l’abbandonava, della sua speranza che temeva non si realizzasse, de’ loro misteriosi colloquii che ella rimproverava a se medesima. Nel parlare così ella piangeva, ma procurava di nascondere le sue lagrime.

E in tal guisa, mio Dio, che noi