Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/292

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mere un solo di questi pensieri; esser eloquenti in sua assenza e muti in sua presenza; aspettare ansiosamente l’istante del suo ritorno, come l’aurora di una nuova esistenza, e quando arriva esser privati tutto ad un colpo di questi mezzi, ai quali esso deve dare una nuova energia; stare espiando il lume de’ suoi occhi, come il viaggiatore del deserto espia il sorger del sole; e quando l’astro è comparso, soccombere sotto il peso sfavillante de’ suoi raggi e desiderar quasi la notte. — Ah! se è così, io sono persuasa di amare, lo interruppe a mezza voce Isidora. — Amare, continuò a dire Melmoth con una energia ognor crescente, è sentire che la nostra esistenza si trova talmente assorta in quella dell’oggetto amato, che non abbiamo altro sentimento fuori di quello della sua presenza; altre consolazioni che le sue; altri mali fuori di quelli, che esso soffre; amare è non essere se non perchè esso è; non usare della vita che per conservarla ad esso, intanto che la nostra umiliazione cresce in