Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/322

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ricevere la medesima sera, in cui aveva spedita la sua risposta, una seconda lettera del suo marito. Si giudicherà senza pena quanto singolare dovesse esserne il contenuto quando saprassi, che donna Chiara e il padre Giuseppe passarono tutta la notte in consultazioni piene d’inquietudini e di terrore. Rilessero più volte quella lettera straordinaria, ed a ciascheduna lettura i loro pensieri divenivano più malinconici, i loro consigli più imbarazzanti, i loro sguardi più tristi. Essi non cessavano di rimirarsi l’un l’altro; poscia alzandosi ad un tratto spaventati, ora con parole ora con un muto linguaggio uno dimandava all’altra, se non avesse sentito un insolito rumore nella casa. La lettera tutta intiera sarebbe poco interessante pe’ nostri lettori, e basterà di estrarne il passo seguente:

«Nel mio viaggio dal luogo ove sbarcai a questo, dal quale vi scrivo, mi ritrovo casualmente in una società di persone a me incognite, dalle quali intesi cose, che mi appartenevano direttamente, e ciò sul punto