Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/328

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Sul punto medesimo in cui donna Chiara e il padre Giuseppe terminavano di rileggere per la decima volta la lettera di don Francesco, l’orologio suonò effettivamente le ore quattro. Ecco una coincidenza singolare, disse l’ecclesiastico. — Non ci riscontrate altro che questo? gli rispose donna Chiara. — Non saprei; ho sovente inteso parlare degli avvertimenti, che ne danno i nostri angioli custodi, anco servendosi del ministero degli oggetti inanimati. — Ma a che serve avvertirci, quando... — Zitto! state in ascolto; non vi pare di sentire del rumore?... — No, rispose il padre Giuseppe ponendosi in ascolto con qualche emozione; no... aggiunse dopo un poco di silenzio, e con una voce più tranquilla e più rassicurata; il rumore, che effettivamente ho inteso è stato circa due ore fa; ha durato poco tempo, e d’allora in poi non ho sentito più nulla. — Quanto è languida la luce di queste candele, replicò donna Chiara guardandole con terrore. — Le imposte delle fine-