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Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/327

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der sonno, e non fu, che verso la mattina, che alla fine mi addormentai profondamente; ma ad un tratto fui risvegliato da un rumore simile a quello del vento, che agitava le cortine del letto nel quale io riposava. Mi alzai a sedere ed aprendo diedi una occhiata all’intorno. Il giorno cominciava a spuntare, ma la luce non sarebbe stata sufficiente a farmi distinguere gli oggetti senza la lampana che ardeva nella mia camera, e la cui luce, quantunque debole, era non ostante molto chiara. Per mezzo di essa scoprii vicino alla porta una figura, nella quale, il mio occhio renduto più penetrante del timore, riconobbi la stessa donna, la quale mi si era già offerta poche ore prima, e che facendo colla mano un gesto malinconico e disperato, con un triste accento pronunziò queste brevi parole: Egli è troppo tardi! ed incontanente disparve. Ricolmo d’orrore a questa seconda divisione, ricaddi sull’origliere quasi senza conoscenza e nell’istante medesimo sentii l’orologio batter le quattr’ore.