Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/326

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riosa; uscendo ella della camera, pronunziò le seguenti parole: salvatemi! padre mio, salvatemi! Non indugiate un momento o io sono perduta! Fino a tanto che essa era stata nell’appartamento, io non aveva udito nè il rumore delle sue vesti nè il calpestio de’ suoi passi; solamente quando ella sortì distinsi come un soffio di vento, che traversava la camera. Una specie di nebbia oscurava tutti gli oggetti, questa si dissipò a poco a poco, ed io mandai un profondo sospiro, come se un peso enorme mi fosse stato tolto dal cuore. Passai più d’un’ora a quello, che mi era accaduto, e senza sapere se fosse stata una realità od una visione. Io sono un uomo mortale, e per conseguenza sensibile al timore e soggetto ad errare; ma sono altresì un cristiano, e come tale disprezzo i racconti degli spettri e delle apparizioni, de’ quali ci riempiono il capo nella nostra infanzia. Le mie considerazioni non conducendomi a veruna spiegazione ragionevole, mi gettai sul letto, ove restai lungo tempo senza poter pren-